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Tutti si affannano a desiderare il "sistema paese" in un certo modo: con molte grandi imprese, con settori high tech, con specializzazioni di avanguardia, con grandi aperture ai mercati internazionali. Il fatto è che non si considera abbastanza la nostra struttura industriale per quella che è. I dati presentati in anteprima in questo volume costituiscono l'anticipazione e il commento di una delle più grandi indagini conoscitive sulle imprese italiane - ne sono state interpellate più di 25.000 - condotta da un folto gruppo di studiosi raccolti intorno alla Met, un centro di ricerca indipendente. I risultati sono davvero sorprendenti. I soggetti più esposti ai pericoli della crisi non sono affatto le microimprese "stagnanti", ma piuttosto proprio quelle medie imprese innovative che riempiono i sogni dei nostri analisti. Si giunge così a una prima conclusione, solo apparentemente paradossale: c'è una parte "opaca" dell'impresa italiana che è quella cui è affidata la tenuta del sistema. E si tratta anche di quella parte che meno beneficia di politiche pubbliche. La politica industriale è, del resto, la grande assente, nel nostro paese. Tutti ne parlano, molti ne segnalano l'inefficacia, ma quasi nessuno si preoccupa di come sia quantitativamente povera, e soprattutto qualitativamente male organizzata.